I trabucchi
Fra i sistemi tradizionali della pesca resiste ancora, a Vieste, il Trabucco, usato più come hobby che come fonte di lavoro vero e proprio.
Esso è una macchina caratteristica formata da un’ampia piattaforma quadrata e da quattro lunghe antenne, due delle quali molto più lunghe delle altre, disposte a ventaglio e quasi parallele all’acqua del mare.
I trabucchi sono sorretti da un numero svariato di travi e da alti pennoni, conficcati nella roccia a picco sul mare. Sulla piattaforma sono sistemati anche due argani giganti, detti “ciucci” (asini in dialetto viestano), che vengono fatti ruotare delle poderose braccia dei pescatori e su cui si attorcigliano le corde, che scorrono su carrucole fissate alle estremità delle antenne e che reggono la rete.
A tutto questo bisogna aggiungere la “spia”, cioè l’uomo che ha il compito di sorvegliare tutti i guizzi del “richiamo” (quasi sempre un cefalo assicurato ad una funicella, che si muove in tutto lo spazio sovrastante la rete), rimanendo appollaiato a metà di una delle antenne maggiori, a volte, per ore intere. All’arrivo del “branco” egli grida “issah”, e gli altri sulla piattaforma corrono a girare gli argani battendo forte i piedi sul tavolato.
Il rumore, dicono i pescatori, serve a stordire i pesci. Quando la rete è affiorata del tutto entra in azione la “negossa o coppo” fissato ad una lunga pertica e il cui maneggio richiede maestria e talvolta quattro braccia. Questo aggeggio scheletrico che è il trabucco, simile ad un monumento futurista, pare sia stato inventato o importato da un certo Villani all’epoca sacerdote di Vieste del Gargano. C’è da dire che il trabucco e costruito completamente con legno marino, e che Vieste ne è piena su tutte le sue meravigliose coste.