La cattedrale
Costruita nella seconda metà dell’XI secolo, a circa 100 metri dal Castello, conserva ancora nel suo complesso il primitivo stile romanico-pugliese e nel campanile quello del tardo barocco. Le distruzioni e i saccheggi come quelli operati dai saraceni del 1480 e 1554, i diversi terremoti, particolarmente disastrosi quelli del 1223 e del 1646, l’incuria del tempo e la mania di adeguarsi agli stili delle epoche, hanno fortemente influenzato il monumento.
L’interno, a pianta di basilica romanica, è costituito da tre navate, divise da due file di 6 colonne ciascuna, i cui capitelli, cinque corinzi e cinque cubici (altri due sono andati distrutti), presentano motivi diversi: foglie arrotondate, foglie di palma e di acanto, tralci e animali, come cavalli, uccelli, galli, un bue, un drago. Anche se incise con una tecnica rudimentale rivelano grande capacità compositiva.
Della costruzione originaria della Cattedrale rimane il corpo centrale della facciata a settentrione in cui è posto l’ingresso laterale. Questo si apre al centro di un archivolto a bassorilievo con motivo a racemi, e da un riquadro con cornici a foglie di palma, ai cui lati sporgono due protome leonine (una ancora in ottimo stato), a tutto tondo, simmetriche, volgenti la testa verso chi entra e stringendo fra le zampe un rotolo. Su questa parete dovevano correre un certo numero di finestre, uguali a quella esistente, doppiamente strombate, con triplici serie di cornici diverse finemente elaborate e con arco a tutto sesto.
Le absidi, che in origine erano semicircolari, nel XIII/XIV sec., hanno fatto posto al Coro e a due cappelle. Nello stesso periodo sono sorte anche le cappelle delle navate laterali.
Le capriate della navata centrale sono state coperte nel XVIII secolo da un soffitto (plafond) ligneo dipinto a tempera di stile barocco napoletano, in cui sono inserite tre grandi tele, raffiguranti la Madonna Assunta, titolare della chiesa, S. Giorgio, protettore della città, e S. Michele Arcangelo, protettore del Gargano.
Altre opere di rilievo sono: la pala del Rosario del genovese Michele Manchelli del 1581; le settecentesche tele della SS. Trinità del viestano Giuseppe Tomaiuolo e della Madonna col Bambino e Santi di scuola veneta; il Cristo Morto, altorilievo marmoreo di scuola michelangiolesca e la pregevole statua in legno di tiglio di S. Maria di Merino, protettrice di Vieste, di epoca incerta.
Di fronte all’ingresso centrale della Cattedrale è l’episcopio. Della sua magnificenza non è rimasto più nulla a causa di crolli causati dal terremoto del 1646 e quello del 1754. Sulla facciata sono murati, al di sopra del portone, gli stemmi dei vescovi Del Pozzo e Tontoli e, più distanziato quello di Cimaglia.